Un breve aggiornamento sulla memoria

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVIII – 10 aprile 2021.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVE AGGIORNAMENTO]

 

Il numero di studi pubblicati nel mondo ogni mese, che direttamente o indirettamente riguardano le neuroscienze della memoria, è veramente esorbitante, al punto che un aggiornamento esaustivo in questo campo richiederebbe alcuni mesi di lavoro di più team di specialisti per realizzare uno “stato dell’arte”, cioè fare il punto delle conoscenze attuali dal livello molecolare e cellulare a quello della neurofisiologia dei sistemi fino al comportamento di aree encefaliche e reti, osservate con le metodiche di neuroimmagine funzionale.

Una tale difficoltà non giustifica un’imperdonabile rinuncia e ci suggerisce di procedere con aggiornamenti circoscritti alle aree della ricerca sulla memoria costantemente monitorate dai nostri soci[1]. L’oggetto di questo articolo è costituito proprio dalla comunicazione di nuove acquisizioni ottenute in alcune di tali aree.

Anche se non vi sono state singole scoperte che abbiano rivoluzionato il modo di intendere le basi neurobiologiche delle facoltà di registrare e riutilizzare, negli ultimi dieci anni si è andata accumulando una grande quantità di dati che ha consentito di approdare a nuove nozioni: si pensi al ruolo della conduzione invertita per il rinforzo delle memorie nel sonno[2], alla modulazione della memoria da parte degli astrociti[3], a come le poliammine possono ridurre la perdita di efficienza mnemonica[4], alle nuove vie di consolidamento[5], ai marker delle memorie formate[6], per citarne solo alcune.

Oggi accade che la ricerca non si limiti più ad approfondire la conoscenza molecolare e bioelettrica di processi concepiti e definiti dalla neurofisiologia classica, ma sta progressivamente ridefinendo i processi stessi alla base delle capacità di conservare e riutilizzare le esperienze.

Da tre aree sono emersi in questi giorni elementi nuovi:

1) Le memorie cognitive sono assicurate dal funzionamento di reti neuroniche distribuite di connessione ippocampo-talamo-corteccia, ma vari studi hanno rilevato che le regioni che prendono parte a queste reti possono variare nel tempo, ossia con l’età della memoria. Questa riorganizzazione sinaptica è considerata parte del processo definito “consolidamento dei sistemi”, ma recentemente si sono scoperti nuovi aspetti di questo fenomeno di aggiustamento della base neurobiologica delle memorie pregresse.

2) Un altro aspetto di grande attualità nella ricerca riguarda il modo in cui si formano i codici interni delle esperienze esterne, ad esempio si indaga in che rapporto siano eventi come l’attività contemporanea di molti neuroni con la frequenza di scarica della singola cellula nervosa, per cercare di comprendere se la risposta associata di molti neuroni abbia un ruolo iniziale e diretto nella codifica dell’informazione o ruoli secondari nel supportare i codici dei singoli neuroni.

3) Di notevole impegno attuale sono anche gli studi volti ad agire sul consolidamento di memorie patologiche, allo scopo di indebolire o neutralizzare i sintomi dei disturbi da stress traumatico e delle altre sindromi caratterizzate dalla rievocazione frequente di precedenti esperienze spaventose, raccapriccianti o destabilizzanti.

1. Nella prima delle tre aree, ossia quella dei lievi cambiamenti nel tempo delle reti mnemoniche ippocampo-talamo-corteccia, Gisella Vetere e colleghi hanno fornito un rilevante contributo.

(Vetere G. et al., An inhibitory hippocampal-thalamic pathway modulates remote memory retrieval. Nature Neuroscience Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-021-00819-3, 2021).

La provenienza degli autori è la seguente: Program in Neurosciences & Mental Health, Hospital for Sick Children, Toronto, Ontario (Canada); Team Cerebral Codes and Circuits Connectivity (C4), CNRS, PLS University, Paris (Francia); Department of Physiology, University of Toronto, Toronto, Ontario (Canada); Department of Psychology, University of Toronto, Toronto, Ontario (Canada); Department of Medical Sciences, University of Toronto, Toronto, Ontario (Canada); Brain, Mind & Consciousness Program, Canadian Institute for Advanced Research, Toronto, Ontario (Canada).

Studi precedenti hanno esaminato la relazione tra l’attivazione di differenti aree appartenenti all’ippocampo, al talamo e alla corteccia cerebrale e l’età delle memorie al momento della rievocazione, ossia il tempo trascorso dalla loro prima formazione. Queste osservazioni hanno fatto registrare l’incremento di attivazione di alcune aree del cervello col passare del tempo e la parallela riduzione di attività di altre aree. Gisella Vetere e colleghi hanno dimostrato nel topo che l’attivo disimpegno di una di queste aree, cioè il nucleo anterodorsale del talamo, è necessario per il richiamo di memorie formate in punti temporali lontani. I ricercatori hanno anche individuato le proiezioni inibitorie responsabili di questo effetto.

In particolare, Vetere e colleghi hanno identificato una proiezione inibitoria diffusa proveniente dalla regione CA3 dell’ippocampo e diretta al nucleo anterodorsale del talamo che diviene più attiva durante il processo di consolidamento dei sistemi, così da consentire l’intervento di questo nucleo che appare necessario per la rievocazione di memorie di paura contestuale molto tempo dopo la loro formazione, ma non è implicato per il richiamo di paure recenti.

2. Nell’area di studi del modo in cui si formano i codici interni delle esperienze esterne, Mohamady El-Gaby e colleghi coordinati da David Dupret hanno ottenuti risultati significativi.

(El-Gaby M. et al., An emergent neural coactivity code for dynamic memory. Nature Neuroscience Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-021-00820-w, 2021).

La provenienza degli autori è la seguente: Nuffield Department of Clinical Neurosciences, University of Oxford, Oxford (Regno Unito); Department of Pharmacology, University of Oxford, Oxford (Regno Unito); University of Cambridge, Cambridge (Regno Unito).

I correlati neurali di variabili esterne forniscono potenziali codici interni che guidano il comportamento di un animale. Gli elementi del primo ordine o livello dell’attività neurale, quali la frequenza di attivazione e scarica di un singolo neurone, si ritiene siano implicati nella codifica dell’informazione, ma non si conosce l’estensione alla quale gli elementi di ordine o livello superiore, quali l’attivazione simultanea di molte cellule nervose, giochino ruoli primari nella codifica dell’informazione o ruoli secondari a supporto della formazione di codici dei singoli neuroni. Il team di David Dupret ha dimostrato che la co-attivazione nella scala temporale dei millisecondi fra i neuroni della regione CA1 dell’ippocampo discrimina distinte contingenze comportamentali di breve durata. Questa distinzione di contingenze è risultata non essere correlata con la sintonizzazione di singoli neuroni, ma appariva invece come una proprietà emergente della loro co-attivazione.

I pattern di discriminazione della contingenza erano riattivati offline dopo l’apprendimento, e il loro ristabilirsi prediceva prova dopo prova la prestazione di memoria.

La soppressione optogenetica degli input dal flusso a monte proveniente dalla regione CA3 durante l’apprendimento, alterava l’informazione contingente basata sulla co-attività nella regione CA1 dell’ippocampo e la successiva dinamica di rievocazione della memoria.

Questi risultati definiscono ed identificano la co-attività nella scala temporale dei millisecondi quale elemento primario dell’accensione neurale che codifica variabili rilevanti in termini comportamentali e supporta il richiamo delle memorie.

3. A proposito della terza area menzionata, ossia quella volta alla comprensione dei meccanismi di consolidamento delle memorie patologiche allo scopo di trovare strategie terapeutiche per il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) e altre condizioni psicopatologiche in cui compaiono ricordi ricorrenti e disturbanti, Reed L. Ressler e colleghi hanno pubblicato un nuovo studio degno di nota.

(Ressler R. L. et al., Covert capture and attenuation of a hippocampus-dependent fear memory. Nature Neuroscience Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-021-00825-5, 2021).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Psychological and Brain Sciences and Institute for Neuroscience, Texas A&M University, College Station, Texas (USA).

In clinica, rievocatori incidentali o costituiti da immagini sono impiegati per la rievocazione non disturbante di memorie traumatiche di esperienze verificatesi altrove, ma non è noto se memorie traumatiche richiamate indirettamente siano vulnerabili e suscettibili di distruzione. Ressler e colleghi hanno usato, in ratti maschi, una procedura di condizionamento retroattivo (BW, da backward) per recuperare indirettamente e manipolare engrammi di paura contestuale dipendenti dall’ippocampo.

I ricercatori hanno dimostrato (1) che una risposta misurabile, come l’arresto (freezing) condizionato causato da uno stimolo condizionato BW, è mediata dalla paura al contesto condizionante, (2) che tale risposta attiva schiere di neuroni ippocampali che possono essere catturate e chemogeneticamente attivate per generare paura, e (3) tali fenomeni sono alterati dall’inibizione post-rievocazione della sintesi delle proteine.

Questi risultati rivelano che memorie di paura contestuale, indirettamente rievocate, riattivano estesi insiemi di neuroni dell’ippocampo e vanno incontro a un nuovo consolidamento dipendente dalla sintesi proteica.

Gli interventi clinici che si basano sul recupero indiretto di memorie traumatiche, quali l’esposizione ad immagini, possono dunque aprire una finestra per la rielaborazione o la cancellazione di rappresentazioni neurali che portano all’espressione di paura patologica.

Concludendo questo breve aggiornamento, tratto da studi proposti in questi giorni in versioni online prima delle stesure definitive a stampa per Nature Neuroscience, osserviamo che, sia pure a piccoli passi, la ricerca procede e richiede che ci si tenga al passo con le nuove acquisizioni altrimenti si rischia che il costituirsi di scenari del tutto nuovi dal sommarsi di tante piccole novità risulti difficile da comprendere per chi sia rimasto indietro, sottovalutando la grande messe di dati che non fa scalpore.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura degli scritti di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-10 aprile 2021

www.brainmindlife.org

 

 

 

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La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica e culturale non-profit.

 

 

 

 

 



[1] Recentemente, introducendo uno studio sul consolidamento nel sonno di memorie deboli (Note e Notizie 27-03-21 Fusi del sonno e consolidamento di memorie deboli), abbiamo ricordato due nostri aggiornamenti passati dal titolo “Sonno e Memoria” e “Memoria e Sonno”, presentati da due saggi introduttivi pubblicati nella sezione “Aggiornamenti” del sito, nei quali si dà conto di quanto fosse già allora vasta l’attività sperimentale nel campo della memoria.

[2] Note e Notizie 05-10-13 È la conduzione invertita a rinforzare le memorie nel sonno.

[3] Note e Notizie 30-01-21 Come gli astrociti modulano la memoria.

[4] Note e Notizie 05-10-13 La perdita di memorie per l’età è ridotta da poliammine.

[5] Note e Notizie 23-03-13 Nuova via per consolidare la memoria fa sperare in nuove terapie.

[6] Note e Notizie 09-03-13 È possibile sapere se si è formata una memoria della paura provata.